Capolavoro assoluto del drammaturgo contemporaneo argentino e Premio UBU 2011, Rafael Spregelburd, “Lucido” parla di un’umanità che ormai ha perso ogni possibilità di accedere a una versione “reale” del reale. Con misura e intelligenza, Jurij Ferrini, nel ruolo di regista e attore, firma una regia dal tratto leggero, rispettosa di una nuova scrittura da scoprire scena dopo scena. Scrive Osvaldo Guerrieri per La Stampa:
“Un bigné dalla forza comica irresistibile. L’allestimento è sobrio, povero, punta saggiamente sulla relazione fra gli attori, che se la cavano egregiamente. Un successone.”
Foto di © Stefano Roggero
LUCIDO
di Rafael Spregelburd
regia di Jurij Ferrini
Tetè / Rebecca Rossetti
Lucrezia / Agnese Mercati
Luca / Federico Palumeri
Dario / Jurij Ferrini
traduzione di Valentina Cattaneo e Roberto Rustioni
luci e suono Gian Andrea Francescutti
assistente alla regia Andrea Peron
foto di scena Stefano Roggero
promozione e distribuzione Chiara Attorre
produzione esecutiva Wilma Sciutto
L’opera Lucido ha vinto il PREMIO UBU 2011 – Nuovo testo straniero
I diritti dell’opera Lucido di Rafael Spregelburd sono concessi da Zachar International, Milano
UNA PRODUZIONE PROGETTO U.R.T. CON IL SOSTEGNO DI REGIONE PIEMONTE
È proprio difficile scrivere qualche nota su questo spettacolo. Perché? Perché non c’è nulla che assomigli alla scrittura di Rafael Spregelburd. Potrei tentare di scrivere una sinossi di Lucido, ma le cose si complicherebbero non poco. Tento almeno un incipit… “Dopo quindici anni di assenza – lontana da casa e da sua madre Teté – Lucrezia torna a reclamare il rene che da bambina ha donato al fratello minore Luca; in una lettera dice che lo ha prestato. Il marito di Lucrezia si trova ricoverato in ospedale in dialisi, quindi si ritrova nella stessa situazione di Luca da piccolo. Restituendo quel rene Luca salverebbe la vita al marito della sorella, perdendo naturalmente la sua”.
Potrebbe sembrare il plot di una telenovela eccessiva, storta, deformata; ed è proprio da questo materiale che Spregelburd ricava un universo comico, paradossale e in continuo movimento.
È un drammaturgo – o “teatrista”, come preferisce chiamarsi – attore e regista argentino che mi ha letteralmente folgorato. Quando ho iniziato a leggere i suoi testi mi sono sorpreso a ridere fino alle lacrime. La sua comicità non è mai banale, è caustica, spietata, scorretta verso gli abitanti di quella parte del globo che risponde al nome di “occidente”. Sbugiarda i falsi valori e l’ipocrisia su cui si impernia il nostro patto sociale.
Spregelburd parla di noi, di una umanità che ha perso ogni contatto con il mondo reale e si diverte a mostrarci la sua anti-tragedia. Mentre l’eroe classico combatte e riflette, muovendosi alla ricerca di una soluzione ad un qualche problema del Destino, mentre l’eroe quindi cerca la verità; l’anti-eroe moderno si muove cercando di schivare la catastrofe, pronto a mentire perfino a se stesso, pur di evitarla… la paura della catastrofe fa in modo che il senso del tragico venga spodestato dal senso del ridicolo.
È un autore capace di far ridere a differenti livelli, di nascondere il senso per tutto lo spettacolo per mostrarlo solo al momento opportuno, occultandolo tra significati provvisori, che poi in scena vengono continuamente smentiti. Per apprezzare nella sua interezza un’opera di Spregelburd occorre ridere; ridere molto, lasciarsi andare; e a noi interpreti è consegnato questo arduo compito. Spesso alcuni allestimenti, anche importanti e di artisti notevoli, sono caduti proprio su questo aspetto fondamentale: mancavano di comicità. La risata, anche amara o atroce, è l’unica porta d’ingresso nel suo mondo, nella sua realtà scenica.
La fantasia di Spregelburd nel costruire storie per la scena, l’originalità nel tratteggiare un iper-realismo, la peculiarità del suo linguaggio si mescolano in Lucido, Premio Ubu 2011 come nuovo testo straniero, fino a farne una delle pièce più riuscite, a mio parere. A dettagliare ulteriormente il soggetto si rischierebbe un inaccettabile spoiler quindi occorre fidarsi.
I tempi sono maturi per il pubblico italiano: è venuto il momento di conoscere profondamente questo autore e divertirsi della sua straordinaria capacità artistica. Mi sento di rischiare addirittura un vaticinio: di Spregelburd ci si ricorderà nei secoli a venire.
Jurij Ferrini
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“Assurdo, si capisce, ma l’assurdo è il pane di cui si nutre Rafael Spregelburd, drammaturgo argentino fra i massimi della generazione seguita alla dittatura militare, e l’assurdo non è che uno dei lampi continui con cui questo spiritaccio inclassificabile assembla testi labirintici, pieni di storie e di sottostorie, che sfociano nella vertigine. Accade anche in Lucido, commedia dalle mille anime diretta e interpreta da Jurij Ferrini all’Astra di Torino in un incontro d’arte forse inevitabile. […] Siamo dunque in un fuoco continuo di sorprese ed è compito di Ferrini confezionare un bigné dalla forza comica irresistibile. Il suo allestimento è sobrio, povero, punta saggiamente sulla relazione fra gli attori, che se la cavano egregiamente. Federico Palumeri è un Luca che acquista spessore col procedere dell’azione, Rebecca Rossetti è la madre svaporata e dalle distrazioni devastanti, Agnese Mercati fa la volitiva sorella. A Ferrini tocca la parte dell’amante, ostaggio sbigottito della follia altrui. Un successone.”
Osvaldo Guerrieri – La Stampa
“Rebecca Rossetti ha accentuato nel carattere di Teté i tratti di sciatteria e sprovvedutezza, restituendo l’immagine di una donna quasi sempre in balia delle proprie passioni mentre Agnese Mercati ha sottolineato l’aspetto volitivo della personalità di Lucrezia senza trascurarne i cedimenti patetici. Federico Palumeri è riuscito a rendere nel migliore dei modi il sofferto disorientamento del giovane Luca, insieme alla lucida determinazione a riscattarsi dall’infelicità della propria condizione esistenziale, riuscendo infine, grazie anche al sostegno di Lucrezia, ad emanciparsi dalla sudditanza alla figura materna. Jurij Ferrini ha dato ai due personaggi del cameriere e dell’imprenditore, distinti dal punto di vista della tipologia sociale, analoghi tratti caratteriali di bonomia, arrendevolezza e arguzia sorniona, inserendosi con modi delicati e ironici nel concitato ménage familiare.”
Lorenzo Mucci – Teatrionline
“Elementi di pregio: l’interpretazione di Federico Palumeri, per lunghi tratti fondamentale per la tenuta di tutto il gruppo; si ride moltissimo.”
Massimo Milella – L’OCA – Osservatorio Critico Autonomo
“Ora il lato fantastico perde forza e ciò che abbiamo visto prima si potrebbe anche presentarsi come un sogno che oscura la realtà, una fantasia nata da una vita grigia e miserevole non tanto di beni materiali, quanto di soddisfazioni morali. Il regista appare legittimare questa lettura con un finale in cui il cameriere-marito riaggancia lo spazio realistico. Eccezionale l’interpretazione di Agnese Mercati che, da sola, vale tutto lo spettacolo.”
Umberto Rossi – www.cinemaeteatro.com
“Con grande misura ed intelligenza Jurij Ferrini firma una regia dal tratto leggero, rispettosa di una scrittura da scoprire scena dopo scena, sogno dopo sogno, incubo dopo incubo: l’esperienza insegna come in questi casi sia molto forte il rischio di “deragliare” dal testo, di uscire da quelle linee guida, volutamente appena abbozzate, che non devono mai esser perse di vista. In questo i quattro interpreti assolvono a pieno la loro missione, dando vita a due ore filate di un racconto amaro ma sempre sostenuto con toni da commedia ed humour nero; al netto di un epilogo che registra l’ennesimo rimescolamento di carte, con lo spettatore messo di fronte ad un inimmaginabile ordine delle cose, convinti e sinceri sono gli applausi tributati al versatile Jurij Ferrini, come ad Agnese Mercati, una Lucrezia di spietata determinazione nei suoi propositi di vendetta, passando per il Luca di Federico Palumeri, alienata incarnazione di giovane che proietta le proprie insicurezze in scenari del tutto immaginati. Citazione a parte merita Rebecca Rossetti, semplicemente perfetta nel ritratto, dalla grande maturità scenica, di madre svampita e credulona, eterna bambina nel corpo di donna dalla e nella cui fervida immaginazione tutto parte e tutto ritorna.”
Roberto Canavesi – www.teatroteatro.it
“La vicenda assume i contorni deformati di una telenovela sudamericana, ma l’efficacia della scrittura di Spregelburd si concretizza nel delicato equilibrio tra humour nero e guizzi brillanti […]. Lucido non è solo il titolo della pièce ma soprattutto l’atteggiamento che il regista Jurij Ferrini (che si ritaglia anche un doppio, quanto enigmatico, ruolo di attore) assume nella direzione dei propri compagni di palcoscenico.
Rebecca Rossetti risulta altamente credibile nel ruolo di una donna emotivamente fragile e madre troppo apprensiva, che però ostenta fermezza nell’eloquio e nella modalità di prendere possesso della scena. Federico Palumeri, nel ruolo di Luca, fa da specchio al personaggio della madre in tutti i sensi: una volta assunta una direzione interpretativa è in grado di sorprendere il pubblico, per mantenendosi coerente per tutto lo spettacolo. A non tradire il proprio ruolo a livello interpretativo è soprattutto Agnese Mercati, nei panni di Lucrezia, la sorella maggiore, che sembra continuare a condizionare le scelte dei suoi familiari.”
Roberto Mazzone – www.lanouvellevague.it
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